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TALES OF A SEA COW
Etienne de France
A cura di Annick Bureaud
30 marzo – 24 giugno 2012
Nell’ambito dell’Art Program PAV 2012 dedicato all’Ethos del vivente, inaugura Tales of a Sea Cow, personale di Etienne de France, a cura di Annick Bureaud.
Il progetto multimediale di Etienne de France (Parigi, 1984, vive tra Parigi e Reykjavik) è il risultato di un intenso lavoro sulla biodiversità attraverso gli strumenti dell’immaginario, un viaggio verso un finis terrae geografico e mentale. Tales of a Sea Cow ruota attorno alla Ritina di Steller, un mammifero marino avvistato per la prima volta nel 1741 nelle acque del mare di Bering, tra Siberia e Alaska, e dichiarato estinto nel giro di poche decine di anni. La mostra si pone così come una metafora amara della velocità e della voracità con cui l’uomo tende ad appropriarsi dell’ambiente.
Confrontandosi con paleozoologi e biologi, l’artista rintraccia ogni più piccolo dettaglio relativo all’esistenza della Ritina di Steller e ne ricostruisce il mondo – l’habitat, le rotte e l’etologia – colmando il vuoto creato dall’estinzione dell’animale. Sempre avvalendosi delle più aggiornate metodologie e tecnologie scientifiche, de France immagina e segue un team di esperti impegnati a verificare la notizia di alcuni imprevisti avvistamenti nella ricerca di un riscontro, almeno sonoro, che testimoni la sopravvivenza di alcuni esemplari del sirenide scomparso.
Nasce così un lavoro che mescola scienza e fiction, una rivisitazione delle atmosfere care a Jules Verne, dove gli elementi del reale si intrecciano alla dimensione del possibile, e forse anche del sogno. Tales of a Sea Cow è dunque, come indica il titolo al plurale Tales (Storie), l’insieme di molti immaginari, una narrazione aperta a molteplici letture e costruita sommando fonti e materiali diversi.
Nel percorso espositivo del PAV le tante storie della mucca di mare si dispongono come i capitoli di un romanzo, che prima introduce un personaggio e il suo mondo per poi raccontarne le vicissitudini, gli incontri e il destino. Così, ripercorrendo l’allestimento tipico di un museo di scienze naturali, si scoprono idrofoni, plastici, calchi di fossili, cartografie, articoli e disegni che illustrano e commentano la ricerca della Ritina, per arrivare al cuore dell’esposizione nella project room. Qui il lungometraggio Tales of a Sea Cow accompagna il visitatore sulle tracce dell’animale scomparso fino alla decodifica del suo canto attraverso il dispositivo interattivo Stellar, riproposto ad uso del pubblico nella serra del PAV. L’archivio sonoro dei vocalizzi del mammifero marino, registrati dai biologi Thorarinn Mar Baldursson e Jena Torgessik nelle acque della Groenlandia, si dispiega infine nella corte del PAV in un avvolgente coro di echi.
In questo contesto, il reale e l’immaginario, il vero e il falso diventano categorie superflue per comprendere la tensione che anima il complesso rapporto tra l’uomo e l’ambiente, una relazione fisica ma anche mentale, dove convivono l’atto distruttivo e la sua negazione.
Questa scatola magica, che racchiude a caleidoscopio una storia dentro l’altra, riserva la sorpresa di un ultimo racconto parallelo: un percorso inclusivo di narrazione che comprende da una parte una guida sonora interpretata dalla voce dell’attrice Gisella Bein e dall’altra, per il pubblico non-vedente e ipovedente, mappe tattili e oggetti concreti da sperimentare attraverso la manipolazione, progettati da Stefano Lattanzio, all’interno del Corso di Disegno Industriale/Architettura1 del Politecnico di Torino.
Nell’ambito delle Attività Educative e Formative del PAV, a cura di Orietta Brombin, Tales of a Sea Cow diventa spunto per il laboratorio Gulliver’s Travel, dedicato all’approfondimento del tema dell’alterità attraverso lo sguardo curioso del viaggiatore della letteratura di genere settecentesca.
Sul piano della formazione per giovani artisti e gli adulti in genere, sabato 2 giugno il tema verrà ripreso da Piero Gilardi in un workshop pubblico dal titolo Noi come animali.
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