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UNICUM
botto&bruno e Laura Viale
25 ottobre 2013 - 12 gennaio 2014
Nell’ambito di Internaturalità, esposizione in mostra al PAV, giovedì 24 ottobre, alle ore 18.00, inaugura UNICUM.
Attraverso la selezione di precise opere scelte tra la produzione degli artisti residenti e operanti nel territorio piemontese, il progetto espositivo Unicum intende approfondire la pluralità di sguardi intorno ai temi dell’arte del vivente, con particolare attenzione al concetto di trasformazione.
This is the place where I feel at home e Senza titolo (Inframondo) sono i due progetti appositamente studiati per il PAV da botto&bruno (Torino; 1963 e 1966) e Laura Viale (Torino, 1967), lavori che riflettono sul cambiamento e sulla trasformazione dei luoghi al fine di preservarne la memoria e la percezione. Sia nello scenario a metà tra natura e cultura suggerito da botto&bruno che nel paesaggio reale di una grotta profonda proposto da Viale, le ricerche dei due artisti prendono in esame aree marginali o residuali, spazi al limite quanto estremi, reali o generati dalla fantasia.
In This is the place where I feel at home, nuova installazione del duo torinese il cui titolo riprende i versi di un brano indie-rock del gruppo The Cinematic Orchestra, l’immagine si presenta come una sorta di “ingresso sulla scena” nella corte del PAV. Arena dalla forma ottagonale, adibita oltre che alle esposizioni anche a concerti e pièce teatrali, la corte diventa in quest’occasione un oblò che spinge l’osservatore a guardare al di là della stessa quinta. L’immagine di botto&bruno, realizzata secondo il procedimento del collage fotografico con il montaggio di numerosi scatti, allude in effetti a uno spioncino. Si tratta di uno “schermo” caratterizzato da una fitta vegetazione concepita dai due artisti come una post-natura. Una coltre di radici e rovi lascia in questo modo intravedere poco alla volta il complesso architettonico dell’ex Framtek, la fabbrica che occupava in passato l’attuale area del PAV, e gli scorci dei palazzi che ancora oggi ne definiscono lo skyline. Il loro lavoro si pone in ogni caso come modalità di riattivazione della memoria dei luoghi e immersione in tempi sovrapposti. Nella composizione affiorano infatti un passato tutto sommato ancora prossimo (gli anni ’90), ma in un certo senso già dimenticato, e il presente nella sua costante tensione verso il futuro (nell’opera rappresentano dal cielo plumbeo sullo sfondo).
Anche la ricerca di Laura Viale indaga la dicotomia “natura-artificio”. In Senza titolo (Inframondo), progetto in progress esito di ricerche e spedizioni sul campo (nel caso specifico di Unicum il lavoro è stato condotto nell’ambito delle Attività Educative del PAV con il Workshop_34, luglio 2013), Viale entra fisicamente nelle viscere della terra. L’artista si spinge infatti in profondità nel cuore di una grotta per realizzare una serie di disegni con la tecnica del frottage. Si tratta di una tecnica manuale di sfregamento che mette in rilievo la trama della superficie indagata con una semplice matita. L’attenzione di Laura Viale è dunque verso quegli elementi fisici e mineralogici che rivestono i cunicoli attraversati, dove l’artista è spinta dalla volontà di ripercorrerne la “pelle” e dal desiderio di scendere sempre più in profondità. Pur ripercorrendo con il tatto e con il tratto le superfici delle caverne, imprimendo infine i segni su carta millimetrata, l’intenzione di Laura Viale non è quella di “mappare” e ricostruire la grotta in modo puntuale. Nell’installazione a parete, costituita da numerosi disegni-frottage su carta millimetrata, emerge come l’interesse dell’artista sia esattamente nel processo attraverso il quale il disegno prende forma. Come quest’ultimo, in sostanza, appare e “viene alla luce” grazie al contatto fisico dell’artista con lo spazio in cui è immersa.
Nell’ambito delle Attività Educative e Formative in occasione dell’esposizione di UNICUM viene proposto il percorso FILES URBANI, rivolto ai ragazzi delle scuole medie. Essere testimoni dei processi di mutamento degli spazi urbani è, prima di tutto, un esercizio dello sguardo. A partire dall’ex sito industriale sul quale è sorto il PAV, con un’attitudine alla raccolta di testimonianze riguardanti il tema della trasformazione delle zone interstiziali, sia sul piano urbano sia ambientale, con i ragazzi si avviano collezioni di materiali e oggetti legati al proprio vissuto raccolti sotto forma di fotografie e registrazioni di suoni.
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