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Workshop_11 La scatola di Giotto
Condotto da Ennio Bertrand
28 novembre 2009
La scatola di Giotto ha avuto l’intento di mettere in relazione tematiche quali arte, tecnologia, scienza e sostenibilità. Il workshop condotto da Ennio Bertrand ha dato vita a un paesaggio caratterizzato da luci intermittenti prodotte senza l’uso di pile o collegamenti alla rete elettrica, ma con l’utilizzo di una reazione elettrochimica tra liquidi naturali e metalli. I partecipanti hanno potuto misurare, attraverso un voltmetro e usando lamine di rame e zinco, la differenza di potenziale elettrico esistente in limoni, mele, carote, patate. Questa semplice sperimentazione ha ispirato la realizzazione di veri e propri circuiti elettrici all’interno di scatole di plastica ripartite per accogliere i succhi vegetali centrifugati nei quali, successivamente, sono state immerse le lamine di metallo collegate a led colorati mediante pinze e cavi elettrici.
Queste creazioni, animate dai colori distintivi della frutta e verdura e dalle luci dei led che si accendevano flebilmente a intermittenza, sono state piantate in un manto erboso come fiori digitali che lanciano messaggi cifrati. L’esito finale è un paesaggio progettato dall’intero gruppo e pienamente godibile nella penombra della sera.
La scatola di Giotto è legata alla ricerca poetica di Bertrand incentrata sulle fonti alternative e rinnovabili di energia elettrica per produrre “lavori di luce”. Un esempio è The Creator has a master plan del 2007, presentato al PAV nell’esposizione Living Material. Strumenti e processi dell'arte del vivente, dove centinaia di limoni trafitti da lamine di metallo sono stati disposti, come celle galvaniche, su un’alzata di scaffali. Anche in questo caso un enorme e originale circuito elettrico sfruttava l’acidità del frutto trasfigurando l’intera installazione in una gigantesca pila elettrica.
Il valore tempo, il rapporto uomo/ambiente, la necessità delle tecnologie per potenziare le capacità umane e le modalità d’impiego della scienza diventano soggetti d’indagine e di riflessione.
La lentezza con cui il sole porta a maturazione i frutti rilasciando energia e la ricerca dei confini tra natura, cultura e costrutto umano rimandano inevitabilmente alle opere di Joseph Beuys, in particolare a Capri Batteries del 1985. Anche nei lavori dell’artista tedesco il cibo assume un ruolo importante perché è un materiale dinamico, capace di mutare e prendere forme nuove attraverso processi chimici, alterazioni e rigenerazioni. I materiali quali grasso e miele hanno significati profondi: rappresentano fonte di calore, energia, vitalità e assumono poi valori politici e sociali divenendo simboli del sistema produttivo. In Capri Batteries un limone fa accendere una lampadina: la semplicità del meccanismo, il medesimo colore giallo e la stessa grandezza del frutto e del bulbo luminoso, sembrano comunicare l’ovvietà e la facilità con cui si potrebbe ribilanciare la relazione uomo/natura. L’opera, per certi versi vicina alla ricerca di Bertrand, diventa quindi metafora di un utopico equilibrio ecologico della società.
La scatola di Giotto si è inserita nella programmazione del PAV prefigurando alcuni temi presenti nella mostra Diverse Forme Bellissime, doppia personale di Piero Gilardi e Francesco Monico. Qui i due artisti hanno sviluppato una riflessione sull’ambiente visto come punto di unione tra il tecnologico e il biologico. Proprio come i fiori digitali de La scatola di Giotto rivelano l’energia dei vegetali palesandola in bagliori, allo stesso modo nei lavori di Gilardi e di Monico si riescono a percepire dalle piante - Ibisco, Orchidea e Narciso - fenomeni rilevabili solo con strumenti digitali.
Anche Bioma, sempre di Gilardi, che è il percorso interattivo articolato in sei stanze, Mutazioni vegetali, Essenze odorose, Rilievi di natura, Giochi d’acqua, Suoni mutevoli e Energie invisibili, ambisce a potenziare la percezione del vivente grazie a sperimentazioni visive, olfattive, acustiche, tattili e cinetiche. L’intera opera è mediata da computer, microscopi e sensori, strumenti tecnologici indispensabili per una conoscenza profonda.
In quest’ottica, e con l’obiettivo di analizzare e definire il concetto di vivente - tema chiave nella visuale del PAV - si inserisce La scatola di Giotto aggiungendo un piccolo tassello alle riflessioni in atto che identificano il vivente e il non vivente, momenti diversi della stessa entità.
Il workshop di Bertrand ha indicato una possibile strada per una ricongiunzione dell’uomo all’ambiente segnata dall’utilizzo sapiente e condiviso di arte, tecnologia e scienza.
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