Laura Viale ha avviato il progetto Senza titolo (Inframondo) nel 2012 in coincidenza con profonde riflessioni originate da indagini mediche invasive sul proprio corpo, sottoposto ad esami diagnostici endoscopici. Il progetto, pensato per l’esplorazione e mappatura di una grotta lavica etnea, si è rivelato di ampio respiro tanto da adattarsi a diverse (e dislocate in località europee) grotte e cavità: punti di contatto tra esterno e interno, varchi d’accesso della complessa orografia del pianeta.
Nel workshop Inframondo l’artista ha proposto una prima parte d’introduzione al concept, alla sperimentazione di strumenti e supporti da utilizzare nella cavità profonda - immersa nella completa oscurità - da illuminare selettivamente con lampade montate sui caschi da speleologi indossati per motivi di fruibilità e sicurezza. Nel secondo giorno, con partenza dal PAV e il viaggio su un piccolo pullman, il gruppo dei partecipanti ha raggiunto il comune di Mezzenile nei pressi di Lanzo Torinese dove, a circa 825 metri d’altitudine, si diparte il dedalo delle grotte di Pugnetto.
L’escursione, organizzata grazie a Silvio Macario e la Commissione Speleologica CAI Lanzo, con la consulenza di Gian Domenico Cella del Gruppo Grotte CAI Novara, ha visto l’artista individuare un sito di particolare interesse, la cui morfologia è prevalentemente di crollo e, con tutta probabilità, scavato nei calcescisti mesozoici dall’attiguo Rio Cenere.
La galleria esplorata durante “l’uscita sul campo” è quella principale che, nel percorso di cunicoli accidentati, e in un susseguirsi di saliscendi, si apre a più vasti saloni. Al fondo di questo ramo si trova una sorgente che getta uno zampillo d’acqua fresca e, dopo il silenzio a cui ci si abitua arrivando, piacevolmente sonora.
Sulla via del ritorno, con la guida attenta degli speleologi e dopo quasi due ore di cammino, l'escursione si sofferma in un grande slargo della grotta per una sessione di disegno. Le pareti irregolari e corrugate della caverna sotterranea si prestano al frottage di rilievi e depressioni, ottenuti con grafite sfregata su carta millimetrata fatta aderire alla superficie di roccia umida. Il tempo trascorso a realizzare i disegni, il contatto fisico con l’oggetto del rilievo, l’azione di entrare in contatto con le profondità della montagna tentandone la mappatura, come sottolinea Laura Viale, sono un tentativo – letterale e metaforico – di portare alla luce ciò che sta dentro. Simbolicamente, ci si trova in un luogo di intersezione tra il mondo esterno e quello interiore. E questa situazione suggerisce anche un riposizionamento dell’uomo rispetto alla natura.