Nello scenario del Parco Arte Vivente, durante la collettiva Greenhouse (Winter), Dario Neira ha coinvolto e guidato un gruppo di persone in un percorso che affronta uno dei temi chiave della sua ricerca artistica: il rapporto tra corpo e linguaggio.
La sessione di workshop è stata anticipata da Inner focus, il dialogo aperto al pubblico tra l’artista e il curatore: una modalità semplice e trasversale di avvicinamento all’arte contemporanea.
Il suo lavoro è stato raccontato attraverso le suggestioni che ne hanno influenzato la ricerca: musicali (il minimalismo sacro di Arvo Pärt); cinematografiche (la monocromia emotiva di Kieslowski e il corto circuito di significato tra opposti in Cosa sono le nuvole di Pasolini ); poetiche (gli enigmi esistenziali di Winslawa Szymborska); e artistiche (lo spiazzamento e il minimalismo in Mona Hatoum, l’utilizzo del linguaggio in Barbara Kruger e Jenny Holzer, la pelle come medium artistico in Giuseppe Penone).
Come condividere con un gruppo di persone pronte a mettersi in gioco questo tipo di ricerca profondamente volta a sottolineare il legame inscindibile che esiste tra l’aspetto organico, fisico e quello psichico, profondamente personale? Secondo l’artista tale legame si concentra nell’epidermide, luogo dove la storia di ognuno di noi è tracciata in modo indelebile, membrana che ci protegge, ma allo stesso tempo ci rivela in quanto veicolo della percezione e delle emozioni.
Il workshop ha avuto inizio con un momento di conoscenza reciproca fra i partecipanti, che in un primo momento era basata sulle sole considerazioni fisiche, escludendo, in questa prima fase, qualsiasi dato emotivo.
Per rendere la descrizione più asettica si è fatto ricorso a strumentazioni scientifiche quali termometro al laser, bilancia, metro, stetoscopio, misuratore di pressione arteriosa. Tuttavia la frequenza del battito cardiaco, la temperatura corporea, l’entità della pressione arteriosa potevano far trasparire una psiche al di là del soma.
In un secondo momento, per completare il quadro psicofisico, l’artista ha richiesto a ognuno di scegliere una citazione letteraria che fosse rappresentativa della propria personalità, ricordando, in riferimento all’utilizzo che egli fa dell’epidermide, che i termini “tessuto” e “testo” hanno, non a caso, lo stesso etimo.
L’obiettivo era quello di creare autoritratti che avessero l’effetto di una rivelazione: la parola per comprendere l’individuo, “Parla, affinché io possa vederti”.
Con riferimento all’omonimo progetto artistico John 1, 14 Project: From Genesis to Revelation l’artista ha messo così in atto un dibattito sulla natura dell’individuo.