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La Macchina Estrattiva
Neo-colonialismi e risorse ambientali
A cura di Marco Scotini
26 marzo – 4 giugno 2017
La Macchina Estrattiva, curata da Marco Scotini, è la nuova mostra con cui il PAV prosegue la propria indagine sul rapporto antagonista tra attivismo ambientale e politiche neoliberiste su scala globale. Facendo seguito a Vegetation as a political agent (PAV 2014) la mostra vuole essere un’indagine ulteriore sulle forme del colonialismo (sia storico che contemporaneo) con cui l’occidente continua ad incidere sui destini del mondo, delle culture e della natura, in maniera ormai irreversibile.
Una tesi condivisa da più teorici (da David Harvey a Saskia Sassen) è quella che vede il sistema finanziario attuale come la seconda fase del capitalismo: definita come “fase estrattiva”. Non più legato esclusivamente alla produttività modernista, ai consumi di massa e alla circolazione delle merci, il nuovo capitalismo si presenta piuttosto come un gigantesco meccanismo di estrazione di valore dall’uomo e dalla natura con una progressiva inclusione di tutte le possibili risorse, che non lascia al suo esterno nessun ambito della vita individuale né dell’ambiente naturale.
Alla nascita di una nuova élite predatrice e corporate fanno da contraltare l’espulsione di migliaia di persone dai loro territori, la crescita di nuove povertà e la massiccia espropriazione dei suoli, delle acque e di tutti gli altri beni comuni, nonché l’espansione sempre maggiore del settore minerario. Il capitalismo estrattivo o l’accumulazione per spoliazione (accumulation by dispossession) secondo Harvey, a dispetto dell'imminente esaurimento dei combustibili fossili, continua a devastare immense aree del pianeta, perpetrando uno scempio programmato nei confronti della natura, replicando pratiche di sfruttamento che ripropongono un nuovo colonialismo, agendo a discapito della dignità e dei diritti delle popolazioni indigene del Nord e del Sud del mondo.
Il modo in cui queste problematiche possono essere affrontate a partire da principi ecologici e non antropocentrici, costituisce il centro teorico di La Macchina Estrattiva, Neo-colonialismi e risorse ambientali. Le opere dei cinque artisti in mostra sono animate da uno spirito attivista e transdisciplinare, volto all'esplorazione dell'ambito ecologico, a partire da diverse prospettive d'osservazione di fenomeni come l'inquinamento, la desertificazione, il cambiamento climatico, la privatizzazione delle colture agricole o l'ineguale redistribuzione dei costi e dei vantaggi sottesi alle modificazioni ambientali oggi in atto.
La cartografia di attivismo indigeno, stato di diritto e resistenza ambientalista rintracciata da Ursula Biemann (in collaborazione con l'architetto brasiliano Paulo Tavares) nel progressivo processo di distruzione della Foresta Amazzonica; l’accusa alle politiche economiche all’origine del riscaldamento globale e del cambiamento climatico nelle indagini di Oliver Ressler e Piero Gilardi; così come il fenomeno della desertificazione e dei bacini oceanici al centro delle ricerche di Peter Fend o le manipolazioni genetiche e le culture intensive come estensione del progetto colonialista storico in Pedro Neves Marques, intendono proporsi come sostegno artistico, nella lotta contro le imprese multinazionali predatrici, ai nuovi difensori della terra.
La mostra è realizzata con il sostegno della Compagnia di San Paolo, della Fondazione CRT e della Regione Piemonte.
All’interno delle iniziative previste per l’approfondimento della mostra La Macchina Estrattiva le Attività Educative e Formative del PAV propongono Gesto d’equilibrio, laboratorio sullo svelamento dello stato di salute del nostro habitat. È possibile trattare, in modo critico ed estetico, il tema del cambiamento climatico e della qualità dell’aria, nostro bene comune primario? Il rilevamento quotidiano dei dati atmosferici monitorati dalle postazioni meteo può seguire la continua trasformazione dello stato ambientale, influenzato da comportamenti orientati più alla produzione che alla qualità della vita. A partire da queste informazioni, il laboratorio solleva una riflessione sull’aria che respiriamo, proponendo una rielaborazione di immagini evocative e brani letterari, col fine di rendere manifeste le diverse interpretazioni del mutevole equilibrio che contraddistingue il nostro delicato ecosistema.
Continua e-Contest, progetto di mediazione interattiva che durante la visita della mostra raccoglie i pensieri del pubblico per registrarne impressioni e considerazioni in una dimensione fluida e dialogante che permetterà la catalogazione dei più ampi e inediti contenuti. Il risultato del progetto in progress è fruibile all’interno del museo attraverso l’utilizzo del sistema QRcode e online alla pagina www.parcoartevivente.it/e-contest
Bio degli artisti in mostra
Ursula Biemann (1955) è un’artista, scrittrice e videomaker svizzera. La sua pratica è fortemente orientata alla ricerca, svolta per lo più in località remote, nelle quali investiga le questioni relative al cambiamento climatico e alle ecologie del petrolio e dell’acqua. Le sue opere sono state esposte nell'ambito di mostre personali alla Neuer Berliner Kunstverein n.b.k., Bildmuseet Umea, Svezia, Nikolaj Contemporary Art a Copenhagen, Helmhaus Zurigo, Lentos Museum Linz, e ai film festivals FID Marsiglia e TEK Roma. Il suo lavoro è stato parte di grandi mostre ad Arnolfini Bristol; Tapies Foundation Barcelona; Museum of Fine Arts Berna; LACE, Los Angeles, KIASMA Helsinki, San Francisco Art Institute; Jeu de Paume, Parigi, Steirischer Herbst, Graz, Kunstverein Amburgo e molti altri; inoltre ha partecipato alle Biennali di San Paolo, Gwangju, Shanghai, Liverpool, Bamako, Istanbul, Montreal, Venezia, Salonicco e Siviglia.
Peter Fend (1950) vive e lavora a New York. Nel corso della sua carriera di artista, si è sempre focalizzato sulla questione dello sviluppo economico su scala globale, con un'attenzione particolare alla questione ecologica. Nel 1980 è tra i fondatori dell'Ocean Earth Development Corporation, che svolge attività di ricerca, sviluppo e promozione di fonti di energia alternative.
Di recente i suoi lavori sono stati esposti in in diversi contesti internazionali, tra cui la Galerie Barbara Weiss, Berlino; Oracle, Berlino; ZKM Karlsruhe, Germania; mumok (MUseum MOderner Kunst), Vienna; Musées Royaux des Beaux-Arts Belgique, Bruxelles (2015); Essex Street, NY (2014). Ha inoltre partecipato a diverse edizioni della Biennale di Venezia, oltre alla Biennale di San Paolo e alla Dojima River Biennale, Osaka e a alle edizioni VIII e IX di Documenta, Kassel.
Piero Gilardi (1942) vive e lavora a Torino. Artista e teorico, nel1969 comincia una lunga esperienza transculturale diretta all’analisi teorica e alla pratica della congiunzione Arte-Vita. Come militante politico e animatore della cultura giovanile conduce svariate esperienze di creatività collettiva nelle periferie urbane: Nicaragua, Riserve Indiane negli USA e Africa. A partire dagli anni Sessanta, attraverso i Tappeti natura, sua cifra stilistica, l’artista propone una personale rielaborazione del concetto di natura che si confronta con la storia, il presente in divenire, lo spazio e il tempo in progress della vita. E’ ideatore e fondatore del PAV Parco Arte Vivente nel quale si fondono le sue esperienze relative al mutamento della natura e dell’arte in senso relazionale. Tra le personali più recenti si segnala Piero Gilardi. Effetti collaborativi 1963 - 1985, Castello di Rivoli - Museo d’Arte Contemporanea, Torino, Van Abbemuseum, Eindhoven, Nottingham Contemporary, Nottingham, 2012-2013
Pedro Neves Marques (1984) è un artista e scrittore che lavora tra Lisbona, Londra e San Paolo. Il suo lavoro si spinge l'oltre i confini della riflessione ambientalista, focalizzandosi sull'influenza che l'ecologia ha sull'uso della tecnologia, le dinamiche governative e le lotte politiche. I suoi lavori sono stati esposti nell'ambito di mostre personali e collettive tenutesi in contesti internazionali quali Galleria Umberto Di Marino, Napoli; Oregaard Museum, Hellerup, Danimarca, Fundacíon Botín, Santander, Spagna, (2017); Galerie Martin Janda, Vienna; Sursock Museum, Beirut (2016) e-flux, New York, USA (2013). Ha inoltre partecipato alla Contour8 Bienniale, Mechelen, Belgio (2017).
Oliver Ressler (1970) è un artista e filmaker austriaco, che vive e lavora a Vienna. Ressler crea installazioni, progetti nello spazio pubblico e film incentrati sull’economia, la democrazia, il riscaldamento globale, le forme di resistenza e le alternative sociali. Tra le sue più recenti mostre personali ricordiamo quelle tenutesi ad ar/ge kunst, Bolzano; Centre of Contemporary Art, Salonicco; National Museum of Contemporary Art, Bucharest; SALT Galata, Istanbul (2016); Lentos Kunstmuseum, Linz (2014); Centre d’Art Contemporain, Ginevra (2013). Ha esposto nell'ambito di importanti mostre collettive in contesti quali ROM for kunst og arkitektur, Oslo (2017); Kunst Haus Wien, Vienna; Kunsthalle Bratislava, Bratislava; MOCAK – Museum of Contemporary Art, Krakow ; Centre Pompidou, Parigi (2016). Ha inoltre participato alle Biennali di Samara, Wroclaw, Atene, Marrakech, Venezia, Berna, Gyumri, Lione, Praga, Berlino e Kyoto.
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