LA VERDE UTOPIA
Ettore Favini
a cura di Caludio Cravero
30 aprile - 13 giugno 2010
Il lavoro consiste in una conversazione video con Gilles Clément - paesaggista e antropologo francese - e in una serie di ritratti di scienziati e scrittori considerati gli antesignani del pensiero ecologico, intende riflettere e analizzare il concetto di utopia ambientale.
Ma può essere verde l'utopia? Ed è una scelta individuale o un pensiero collettivo? La ricerca di Favini, che solitamente interroga temi quali la memoria e il rapporto dell’uomo con la natura, si estende in questo progetto agli studi di Clément partendo da una riflessione sul principio di diversità. In un certo senso la diversità può essere considerata di per sé un'utopia, perché nell’ambito di un pensiero unico e omologante rappresenta un’eccezione all’interno di un'economia capitalista globale.
Nella conversazione - realizzata con Alessandra Sandrolini, curatrice al Centre Pompidou - vengono analizzati i concetti di Terzo Paesaggio, riferito a zone residuali dove proliferano piante spontanee (primo esempio di diversità in quanto terreni marginali), e di Giardino Planetario, ossia il mondo inteso come luogo concluso, un “grande giardino” che, secondo l’etimologia del termine tedesco Garten, è cinto all’interno della biosfera. Attraverso le domande poste a Clément, la conversazione si sposta dall’analisi critica del pensiero darwiniano, con una rivisitazione delle teorie evoluzionistiche di Lamarck, all’appello per un impegno sociale condiviso e politicamente militante. È un’utopia realista quella che emerge dalle parole di Clément, che rivendica - forse "unico utopista verde vivente" come sostiene l'artista - una presa di coscienza fondamentale per l’uomo contemporaneo. Occorre infatti un nuovo progetto politico capace di accogliere l’idea di una decrescita dei consumi che, al di fuori del capitalismo, accresca la sensibilità verso valori immateriali. Un’attitudine che possa trasformarsi - sul modello di un’economia emergente - in una dimensione produttiva partecipata e che, anziché basarsi sulla competitività asociale e sull'egoismo individuale, si fondi sulla solidarietà e sull'equità, con un’attenzione alla biodiversità quale principio oggi incompreso e minacciato.
Nello spazio principale del PAV - snodo di ingresso e uscita della mostra - sono esposti, come in una vera e propria quadreria storica, i ritratti fotografici di alcuni pensatori dell’ ’800 e del ’900 (Thoreau, Goodman e Skinner). Le immagini sono accompagnate da brevi appunti biografici che ricostruiscono le fasi pioniere di quella che - soltanto alla fine degli anni Sessanta - è stata definita la prima utopia ecologista.
Denso di contenuti, La verde utopia di Favini diventa a tutti gli effetti il preludio di Jardin Mandala, giardino percorribile di circa 500mq studiato da Clément appositamente per il tetto pensile del PAV. In questa occasione, la crescita di alcuni dettagli vegetali del giardino è monitorata sul display all’ingresso.
La verde utopia è prodotta dal Centro di Cultura Contemporanea Strozzina, Fondazione Palazzo Strozzi di Firenze. L’iniziativa è resa possibile grazie al sostegno della Compagnia di San Paolo e rientra nell’ambito di Contemporary Art Torino Piemonte.
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