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THE SUN BEHIND THE CLOUDS
Ettore Favini / He-He
a cura di Caludio Cravero
31 ottobre 2012 – 13 gennaio 2013
Il PAV conclude l’art program 2012 dedicato all’Ethos del vivente con The Sun Behind The Clouds, doppia personale di Ettore Favini e He-He, a cura di Claudio Cravero. Ispirato all’omonimo film (2009) per la regia di Tenzing Sonam, in cui il popolo tibetano, guidato dal Dalai Lama, lotta contro la Repubblica Popolare Cinese per la propria indipendenza, il titolo della mostra fa riferimento a due precisi fenomeni naturali (il sole e le nuvole) intesi come corpi di un conflitto.
Se la presenza di nubi oscura la luce del giorno, e viceversa un sole nel cielo terso è sinonimo di assenza di perturbazioni, i due elementi si alternano in un gioco di forze e tensioni per la negazione reciproca. Analizzati da Ettore Favini (Cremona, 1974) e il duo anglo-tedesco He-He (Helen Evans, Welwyn Garden City, UK, 1972; e Heiko Hansen, Pinneburg, D, 1970), il sole e le nuvole costituiscono dunque i mezzi con cui gli artisti danno vita a vortici fumosi, accelerazioni meccaniche e cartografie in divenire, sia in forma grafica che installativa.
Abbracciando e fondendo insieme suggestioni astronomiche e fisiche, le opere di Favini sono il risultato di un progetto lungo un anno e sviluppato anche al PAV attraverso l’installazione Quarantotto soli, dove quarantotto registrazioni fotografiche sovrapposte disegnano un’analemma, figura simile al simbolo matematico dell’infinito. Dal soffitto pende invece Ipotesi di finito_#3, sezione di tronco d’albero sulla cui superficie una serie di lenti d'ingrandimento marchia a fuoco lo scorrere del tempo, con bruciature operate giorno dopo giorno dai soli raggi solari, gli stessi che permettono la sopravvivenza di ogni sistema vivente.
Sempre nella serra è esposta Solo un minuto, quando nessuno poteva vedere, opera permanente appositamente ideata per gli spazi del PAV, in collaborazione con gli architetti Carlo Micono e Luciano Laffranchini: dalle tradizionali meridiane nasce l’idea di collocare una mascherina in legno che oscura la finestra centrale della facciata e di incastonare a pavimento una moneta dorata per l’osservazione del movimento della luce che attraversa la struttura museale. Durante la serata inaugurale, la silhouette di Favini, tracciata e riempita di arance, rende omaggio all’opera di Alighiero Boetti Io che prendo il sole a Torino il 19 gennaio 1969. Nel corso dell’evento, il pubblico coglie le arance, frutti stagionali maturati proprio grazie al sole, e le trasforma in succo da bere, quasi assolvendo ad un rito di celebrazione, reso ancora più unico dai cocktail preparati da Bombay Sapphire gin, Gruppo Bacardi Martini, partner della performance torinese. Se i lavori di Favini suggeriscono una visione del mondo in chiave anti-umanista, dove la natura rappresenta una fonte inesauribile di scoperte che ci mettono di fronte al baratro dell’infinitamente grande, la ricerca di He-He contempla l’attività umana quale parte evolutiva ed integrante di una natura intesa come un tutto.
I lavori del duo anglo tedesco propongono un ripensamento critico dei sistemi tecnologici, anche in piccola scala, che ci circondano e a cui ricorriamo quotidianamente seppur in modo distratto. Coinvolgendo il pubblico con accorgimenti scenici e ludici, gli artisti mettono a punto sistemi di comprensione delle emissioni antropiche. Nello spazio principale del PAV, ad accogliere il visitatore sono le installazioni Flyrony e Prise en charge, entrambe della serie Catastrophes Domestiques (2010-2012). Dal soffitto si cala un ferro da stiro che, ad intermittenza, emette vapore creando filamenti nebulosi fluttuanti. Si tratta di una coltre che, insieme alle emissioni fumose del dispositivo Prise en charge, vera e propria presa elettrica camuffata a parete, inonda la serra del PAV offuscando il sole evocato nelle opere di Favini, quasi a sottolineare il titolo dell’esposizione The Sun Behind The Clouds.
Nella doppia personale l’arte riflette a pieno titolo alcune posizioni conflittuali dell’etica ambientale contemporanea, attraversando però sempre la natura sia fisicamente che intellettualmente, perché è necessario attivare ragione e sensi insieme per prendere coscienza di un gesto o di un comportamento che, come il noto “effetto farfalla”, possono a lungo termine provocare variazioni irreparabili.
Conoscere i fenomeni naturali e imparare a riconoscere i sintomi della frattura che sempre più separa uomo e ambiente è il primo passo per tentare un’azione di riassetto e bilanciamento. GESTO D’EQUILIBRIO è infatti il titolo del laboratorio per le scuole (di ogni ordine e grado) ideato dalle Attività educative e formative del PAV, coordinate da Orietta Brombin: dopo aver cercato corrispondenze tra i dati atmosferici giornalieri e i livelli di alterazione dovuti all’inquinamento, i relativi pesi e proporzioni potranno essere visualizzati mediante la costruzione di mobiles, con l’obiettivo di ricercare, nel continuo mutare delle condizioni, un possibile equilibrio. GESTO D’EQUILIBRIO è anche un workshop per tutti: domenica 13 gennaio 2013, dalle 15 alle 17. Informazioni e prenotazioni: lab@parcoartevivente.it
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