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Workshop_5 Ground Level
Condotto da Andrea Caretto e Raffaella Spagna
marzo 2009
L'intervento collettivo che proponiamo per l'associazione culturale Parco Arte Vivente, costituisce il primo workshop che acPav promuove per mantenere attivo l'intento fondante, espresso dal suo ideatore Piero Gilardi, di manifestare un'arte come “(…) relazione intersoggettiva tra l'artista e il suo pubblico, declinata in forma processuale aperta (…) che si esplica sia nell'azione di un artista che dialoga con altri soggetti, sia nella produzione di un'arte plurale, cioè di opere realizzate attraverso la condivisione del processo creativo da parte di una pluralità di soggetti.”
Inizia così nel 2006, a dicembre, il preambolo che Andrea Caretto e Raffella Spagna, attraverso le parole di Piero Gilardi, fanno del loro workshop Colonizzazione_01 – azione collettiva di vita e lavoro in uno spazio interstiziale.
Questo intervento site specific, il primo dei molti e ricorrenti messi in atto dagli artisti transitati nel Parco Arte Vivente, ha avuto luogo sul territorio selvaggio e degradato che si è venuto stratificando nel tempo intercorso fra l’abbandono dell’area industriale Framtek e la costruzione dell’odierna sede del Centro sperimentale per l’arte contemporanea. A quasi tre anni di distanza, il video, registrazione della performance del gioco collettivo, rimane un documento insostituibile per capacitarsi del processo messo in atto dai diversi soggetti: natura, individui e cose, tutti in eguale misura.
Nella primavera del 2009 - senza quasi avvertire il distacco fra l’una e l’altra piece – lo stesso luogo, liberato dalle dune di asfalti e macerie, è stato la tabula rasa sulla quale si è innestato GROUND_level, quinto workshop del PAV agito da un nuovo gruppo di persone. Nelle giornate di lavoro con gli artisti, i partecipanti coinvolti in un percorso teorico-pratico sul tema della “trasformazione della sostanza” - focalizzato sulla materia per eccellenza, la terra - sono partiti da una riflessione sul costituente “suolo”. Habitat di relazioni fertili, corpo e processo indissolubilmente legati e luogo di innumerevoli scambi di materia ed energia, il suolo è stato studiato attraverso l’enumerazione dei suoi costituenti. A questo preambolo cognitivo è seguita una pratica immersiva nella materia che, proprio sulla superficie di 78 mq destinata al futuro Orto-Arca, è consistita nello scavare profonde fosse con lo scopo di svelare e ossigenare la terra compressa e arida.
L’azione arcaica di dissodamento del terreno ha permesso la separazione dei materiali fertili dai sedimenti (pietre, legni, rifiuti antropici), creando così molti spazi vuoti. La stessa terra depurata dai difetti è stata poi ricollocata all’interno delle sue sedi naturali. Nelle vasche di terra resa soffice sono stati seminati: lupino, pisello proteico, veccia, trifoglio pratense. Questo esercizio di sovvertimento del suolo, o pratica del “sovescio”, ha avuto lo scopo di aumentare la fertilità del terreno che è diventato, così, adatto alla coltivazione biologica del futuro orto.
Nei due giorni intensi e, per certi tratti faticosi - almeno in apparenza - il frutto di tanto lavoro risultava essere il ritorno alla situazione iniziale: la medesima e bruna tabula rasa. In realtà, i gesti – anche inesperti – della basilare pratica agronomica hanno operato una profonda trasformazione del suolo, introducendo al suo interno l’azoto libero e presente nell’atmosfera.
È significativo che Andrea Caretto e Raffaella Spagna nell’Inner focus – la conversazione condotta a cura di Claudio Cravero che ha preceduto l’azione collettiva – abbiano scelto, tra gli altri esempi di riferimento, la performance I like America and America likes me di Joseph Beuys. Il coyote e l’uomo - inizialmente tra loro reciproci sconosciuti - arrivano a stabilire una sorta di dialogo basato sulla curiosità, la pazienza e la cautela. Così, la stessa collana di azioni e reazioni che avvengono nella coesistenza tra diversi soggetti del bioma, costituiscono il delicato rapporto – con e nella terra – fondato sulla cura e sull’attesa, per costruire continui e spesso faticosi equilibri.
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