Tutto ha un senso nella ricerca e nelle opere di Blazy, soprattutto le due variabili sensibili del tempo e del contesto, così – per definizione – le sue opere non possono mai essere veramente controllate, bensì soggette a percorsi in divenire, di lungo respiro, e che giungono spesso fino al limitare dei fenomeni della decomposizione.
Partendo da prodotti organici di consumo quotidiano osservati fin nella loro dissoluzione, riassorbiti in un ciclo biodegradabile, le vanitas di Michel Blazy possono assumere anche una dimensione corale e ambientale.
Noël en août è stato concepito come un lavoro processuale, opera autoriale ma, allo stesso tempo, collettiva, che necessita di continuo alimento da parte dei numerosi attori coinvolti: iniziando dai cittadini che hanno offerto il loro abete natalizio dismesso; da coloro che hanno seminato i pomodori alla base degli alberi ormai al termine del loro ciclo vitale; dai raccoglitori e beneficiari dei frutti maturati grazie al supporto dei tutori disseccati. Altri soggetti invisibili e fortuiti hanno potuto godere del processo in atto: corvi e passeri, libellule e mosche, formiche e lombrichi; giù fin nella terra e tutt’attorno nell’aria.
Dopo la messa a dimora dei cento alberi natalizi, al PAV l’artista francese ha condotto il laboratorio Le Jour de Yule. Il titolo del workshop riporta al primo millennio avanti a.C. dove, nel periodo corrispondente al solstizio d’inverno – festeggiato già dagli antichi Romani coi Saturnalia - le popolazioni del centro Europa celebravano la festa di Yule. I popoli arcaici, infatti, erano soliti riunirsi intorno a un albero reduce dall’inverno, perciò arido e spoglio che, durante le cerimonie, veniva adornato di oggetti colorati in segno propiziatorio di buon auspicio per la primavera.
Preceduta dall’introduzione dell’autore che ha contestualizzato i presupposti pagani originari e seguita da un pubblico molto eterogeneo di studenti dell’Accademia Albertina delle Belle Arti, bambini della scuola elementare Convitto Umberto I° di Torino, giovani studenti del corso per operatori agricoli Enaip di Alpignano e molti adulti, la performance collettiva si è svolta all’aperto, nel campo di 400 mq. sede dell’impianto a quinconce degli abeti.
Durante la giornata di dialogo e di attività en plein air, Michel Blazy, sottolineando così l’avvicinarsi della bella stagione, ha proposto una rivisitazione della festa propiziatoria caratterizzata dal dissodamento della terra, dalla semina dei pomodori ai piedi degli abeti e dallo spargimento della paglia posta a protezione della nuova coltura.